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Corrispondenze Immaginarie: un viaggio nella memoria e nella partecipazione collettiva

 

Questo articolo nasce da un’intervista condotta all’artista Mariangela Capossela, ideatrice del progetto C.I. Corrispondenze Immaginarie, dalla quale è emerso un forte legame con il mondo degli archivi: si distingue sia per la ricerca del materiale utilizzato sia per l’idea di far rivivere documenti che altrimenti sarebbero stati dimenticati.

Durante il dialogo è emerso più volte il suo valore sociale: «in un mondo in cui il concetto di collettività è messo a dura prova, C.I. rappresenta una risposta che cerca di tessere legami attraverso l’arte». Il progetto s’inserisce in un periodo post-pandemico segnato da una crescente individualismo, riflettendo sulla solitudine, sulla memoria e sull’importanza delle connessioni umane, radicandosi in un’importante indagine sulla storia della salute mentale e sull’equilibrio tra individualità e collettività.

L'opera parte dalla riscoperta di memorie e archivi locali, con l’obiettivo di riportare alla luce le lettere che i pazienti degli ex manicomi non ebbero la possibilità di spedire. Questi scritti, come le persone che li hanno redatti, sono rimasti emarginati e nascosti, e vengono ora reindirizzati a nuovi interlocutori, i destinatari che partecipano attivamente.

Il progetto prende le mosse nel 2022 da una pubblicazione del 1982, Corrispondenza negata. Epistolario della nave dei folli (1889-1974), che raccoglie le lettere degli ospiti dell’ex ospedale psichiatrico di Volterra, progetto commissionato nell’ambito di Volterra Prima Città Toscana della Cultura. L'ospedale psichiatrico di questa città, uno dei più grandi d’Italia, diventa il punto di partenza per la ricerca delle lettere. Nel 2024, ha fatto tappa a Trieste e Gorizia, dove le lettere degli ospiti degli ex manicomi di queste città sono diventate protagoniste di un’ulteriore fase. In queste città, la ricerca «ha dato vita a una nuova chiamata aperta a tutti coloro che volevano rispondere a queste lettere», stabilendo un legame tra passato e presente.

Visita il sito per scoprire le tappe del progetto.

 

Un Dialogo Tra Passato e Presente

«Il cuore del progetto non è semplicemente la conservazione delle lettere, ma piuttosto la loro liberazione». Mariangela Capossela ha scelto di prendersi cura di questi messaggi, spesso dolorosi e colmi di richieste di aiuto, che per troppo tempo sono stati relegati nell’oblio. La fruibilità delle lettere diventa una conseguenza di questo processo di liberazione, che restituisce loro una nuova vita. Lo scopo, tuttavia, è quello di avviare una relazione tra il passato e il presente, tra le persone che hanno scritto quelle lettere e chi le legge oggi. La fruizione non è più individuale, ma interattiva e collettiva, dando vita a un’interpretazione condivisa della memoria.

Questi documenti subiscono diversi processi di liberazione attraverso due gesti comuni: la lettura e la scrittura, definite dalla stessa artista come «due attività che stimolano empatia e immedesimazione, che permettono una memoria viva, che si rinnova attraverso la partecipazione di tutti». Le microstorie contenute nelle lettere, trascritte e condivise, trovano così una nuova vita. Ogni risposta, pur non essendo mai una risposta diretta alle sofferenze passate, si configura come un atto di cura e attenzione verso un passato che, grazie a questa nuova interazione, riprende vita e diventa accessibile alla collettività.

Come emerge dalle sue stesse dichiarazioni, l’artista in «risposta alla memoria» ha scelto di «inventare qualcosa di vivo», trasformando il gesto della scrittura e della lettura in un atto di partecipazione collettiva. Mariangela Capossela non si limita a un’analisi storica, ma fa delle lettere un mezzo per costruire una rete di relazioni emotive e di riflessioni condivise.

 

Il Valore del Tempo, dell’Immedesimazione e della Traccia

Le tre parole chiave che Capossela ha scelto per descrivere il progetto sono tempoimmedesimazione e traccia. Ciascuna di queste parole riflette una dimensione fondamentale dell'esperienza umana e del processo creativo che il progetto promuove.

  • Tempo: La scrittura e la lettura delle lettere richiedono tempo, una dimensione che oggi sembra spesso perduta nella velocità della comunicazione digitale. La scrittura lenta, la riflessione su un testo, il silenzio che accompagna la lettura sono pratiche che restituiscono al tempo una centralità che ci sfugge. In un mondo dove tutto è sempre più immediato, C.I. invita a fermarsi, a riflettere, a dare spazio a un pensiero profondo.
  • Immedesimazione: Ogni partecipante è invitato a entrare in contatto emotivo con le lettere, a "mettersi nei panni" di chi ha scritto quelle parole, spesso disperate, di chi ha vissuto nell'isolamento. Questo processo di immedesimazione crea una forte empatia, un ponte invisibile che collega le esperienze passate a quelle presenti. È un atto di riconoscimento reciproco, che permette di superare il confine tra chi è "vivo" e chi non c’è più.
  • Traccia: Ogni gesto compiuto durante il progetto lascia una traccia, che non è solo fisica, ma anche emotiva e mentale. La traccia delle lettere copiate, la traccia delle riflessioni scritte nei quaderni, la traccia della memoria che si rinnovano attraverso il processo creativo sono il cuore pulsante del progetto. Sono segni che restano, che rimangono impressi nella mente e nel cuore di chi vi partecipa.

C.I. è, prima di tutto, un processo partecipativo. Non si tratta di un'opera artistica passiva, ma di un vero e proprio dialogo tra individui, tra le persone e le istituzioni, tra il singolo e la collettività. Ogni fase del progetto è pensata per stimolare un coinvolgimento emotivo profondo, portando alla luce le contraddizioni della nostra società e al contempo creando spazi di incontro che vanno oltre il presente. Si sviluppa in tre momenti chiave:

  1. Le Letture Pubbliche: In piccoli gruppi ospitati nelle case delle persone che aderiscono al progetto, ad ognuno dei partecipanti viene consegnata una lettera degli ospiti dei manicomi. Questo momento è un’esperienza in cui la lettura individuale crea un momento di condivisione, diventando un atto di restituzione durante il quale le parole e le emozioni degli autori rivivono attraverso i pensieri di chi legge.
  2. Gli Scrittoi Pubblici: Questi momenti di scrittura collettiva sono fondamentali per la "vivificazione" delle lettere. Ricopiare le parole di chi ha sofferto nell'isolamento diventa un gesto fisico che permette di entrare in contatto con la loro esperienza. In questo processo si crea un’identità condivisa, che non riguarda solo il singolo, ma anche il collettivo. Ogni lettera, come afferma la stessa artista «porta la traccia della scrittura individuale del copista che si intreccia all’individualità dell’autore rimasta nel passato, per questo la trascrizione a mano vivifica le lettere».
  3. La Risposta alle Lettere: Il momento della risposta alle lettere è forse il più toccante e provocatorio. Si tratta di un atto che si configura come una “risposta impossibile” alla richiesta di aiuto degli autori: una risposta emotiva, che cerca di stabilire un legame tra il passato e il presente, tra la sofferenza e la solidarietà; al contempo un atto creativo, poiché attraverso questo momento «ogni destinatario è chiamato a creare una parte dello stesso progetto». Questo processo di scrittura lenta e personale stimola una riflessione profonda e connette corpo e mente, creando una traccia che rimane nella memoria di chi partecipa.

 

Una nuova vita per le fonti archivistiche

Le tappe di Trieste e Gorizia hanno dato l’opportunità di esplorare nuove fonti, in particolare le lettere scritte dagli ospiti dei manicomi che operavano in queste città prima dell’introduzione della legge Basaglia (legge 13 maggio 1978, n. 180). La chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici, che si è conclusa verso gli anni Novanta, ha comportato l’esigenza di tutelare la documentazione di questi istituti. Gli archivi sono stati messi in sicurezza, con il trasferimento, quando necessario, presso gli Archivi di Stato, per garantirne la conservazione. È proprio all’interno di questi luoghi, in particolare negli istituti di Venezia e Trieste, ma anche in una cooperativa che custodisce la documentazione degli ex manicomi, che Capossela ha intrapreso la ricerca delle lettere.

L'accesso a queste fonti si è rivelato complesso: le lettere personali sono spesso conservate insieme alle cartelle cliniche, che includono anche altri documenti di natura medico-sanitaria, contenenti dati sensibili. Secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42), la consultazione dei fascicoli è libera solo per quelli relativi a ricoveri conclusi da oltre settant’anni (art. 122). Per i documenti più recenti, invece, è necessaria un'autorizzazione speciale, per poterli visionare (art. 123).

Nell’ideazione del progetto è stato fondamentale per l'artista la cura della documentazione e del suo produttore, ponenedo una particolare attenzione alla tutela della privacy e del manufatto. Così, una volta prese le giuste precauzioni nei confronti di tematiche tanto delicate e ottenuti i permessi necessari, è stato possibile “liberare” le lettere, restituendo dignità e attenzione ai messaggi contenuti in esse e dando nuova vita a fonti archivistiche che rischiavano altrimenti di essere dimenticate e abbandonate. Il processo di fruizione è stato reso interattivo, attivando una relazione tra le persone che avevano scritto le lettere e quelle che le leggevano o rispondevano. Con C.I., si è instaurato un dialogo con gli archivi, creando un’interazione che ha permesso di vivificare le fonti in essi conservate. Il risultato di questo processo è un incontro tra la documentazione storica e una produzione artistico-lettraria, che si arricchisce di nuove interpretazioni e significati. Il progetto ha creato, così, un archivio nuovo, per sua natura inconcluso, poiché sarà sempre possibile arricchirlo con ulteriori materiali, rendendolo al contempo incompleto e in costante evoluzione.

 

Conclusione

Corrispondenze Immaginarie «va ben oltre l’iniziativa sociale. è un’opera d’arte che mette al centro un’esperienza trasformativa che invita a riflettere sul valore delle connessioni umane, sulla solitudine e sull'importanza della memoria». In un'epoca che spesso sembra smarrita nel vortice della velocità e dell’individualismo, il progetto di Mariangela Capossela diventa un atto di resistenza: un invito a fermarsi, a riflettere e a riscoprire il valore del legame, della collettività e della memoria condivisa. Grazie a un processo partecipativo che coinvolge le persone nel loro vissuto emotivo, C.I. riesce a restituire dignità a chi è stato emarginato e a trasformare la memoria in un atto di vita.

Un aspetto fondamentale del progetto è l'uso innovativo delle fonti archivistiche. Questi documenti, spesso custoditi nelle cartelle cliniche e intrinsecamente legati a dati sensibili, erano a rischio di oblio. Tuttavia, il progetto ha trovato la via per riportarli alla luce, per valorizzare quelle testimonianze di vita. Il risultato è una vera e propria liberazione delle lettere, che non solo preservano la memoria di chi le ha scritte, ma creano un canale di comunicazione tra passato e presente, tra chi ha vissuto la sofferenza dell'istituzione psichiatrica e chi, oggi, si interroga su quelle esperienze.

In questo modo, C.I. diventa una forma relazionale viva e attiva, in cui gli archivi non sono semplicemente oggetti da conservare, ma luoghi di dialogo e di creazione collettiva. La vivificazione delle fonti archivistiche non è solo un atto di recupero, ma una vera e propria interazione che arricchisce il presente. Questo dialogo con le memorie di un passato spesso rimosso consente di costruire un nuovo archivio, un archivio sempre incompleto e in divenire, che si arricchisce e si trasforma continuamente. Il progetto, dunque, non si limita a recuperare la memoria, ma ne fa un atto vivo e dinamico, dove ciascuno è chiamato a rispondere, ad ascoltare e a contribuire alla costruzione di una memoria condivisa, che diventa resistenza contro l'oblio e l'indifferenza.

Deborah Delbarba
P.I. 04550030987
Via Corsica 92/A
BRESCIA


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